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Comunicazione, musica e design, vita e passioni di Matteo Berton
«Quando non disegno in casa sono in giro con una camicia improbabile e un margarita in mano». Lui è Matteo Berton, pisano, classe 1988. Illustratore atipico: a differenza di molti artisti che disegnano, suonano, dipingono fin da quando ne hanno memoria, lui ha fatto le cose con calma, decidendo appena prima del diploma di maturità che si sarebbe dedicato al disegno e all’illustrazione. Per nostra fortuna!
Siamo a casa sua che allestiamo tutto per l’intervista, quando dice di essere preoccupato per la videocamera. Ci scappa un sorriso e lo rassicuriamo, ma quello che succede dopo lascia tutti a bocca aperta. Comincia a parlare della sua vita e dei suoi successi con semplicità quasi francescana, eventi normalissimi secondo lui, noi invece ci teniamo lo stupore e il piacere del racconto.
Passando un po’ di tempo con lui ci rendiamo conto che è proprio questa delicatezza a caratterizzarlo, la trovi nei gesti, in come si muove e nel modo di raccontare la sua professione. Quando sfogli i quadernetti con gli schizzi dei suoi viaggi hai la percezione di aver percorso quei chilometri con lui, te lo immagini proprio seduto sul ciglio di una strada a immortalare la scena che ha di fronte.
Ci racconta quanto sia importante per lui darsi delle regole, che però continuano a cambiare nel tempo, regole che hanno più il sapore di uno stimolo continuo alla creatività. E in quell’istante preciso il nostro filo logico si interrompe e ci torna alla mente la citazione di Tornatore in Novecento: «Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti, non sono infiniti loro. Tu sei infinito. E dentro quegli 88 tasti, la musica che puoi fare è infinita».